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Schlegel, Friedrich von.

Letterato e filosofo tedesco. Dopo aver studiato Diritto a Gottinga prima e a Lipsia poi, nel 1794 si trasferì a Dresda, dove compose i suoi primi scritti (Sulle scuole della poesia greca, 1794; Sul valore dello studio dei greci e dei romani, 1795; Sullo studio della poesia greca, 1796; Storia della poesia dei greci e dei romani, 1794-98), nei quali, sulla scia del Neoclassicismo di Winckelmann, esaltava la poesia greca in contrapposizione a quella moderna. Dopo un anno trascorso a Jena (1796), nel 1797 fu a Berlino, ove ebbe modo di conoscere e frequentare Novalis e F. Schleiermacher. A Berlino S. rielaborò le proprie convinzioni letterarie, formulando i capisaldi della concezione romantica della letteratura nel Dialogo sulla poesia (1800) e in una serie di Frammenti pubblicati tra il 1797 e il 1798 su “Lyceum” e su “Athenaeum”, rivista quest'ultima fondata nel 1798 insieme al fratello August Wilhelm e che presto sarebbe divenuta l'organo ufficiale del primo Romanticismo. Secondo S., la poesia romantica si caratterizza per la prioritaria esigenza posta dal Cristianesimo di cogliere l'Infinito; in ragione di ciò, essa aspira a essere trascendentale (ovvero racchiude in sé artista e opera) e universale (ovvero riassume in sé diversi generi letterari, nonché istanze filosofiche e artistiche) e trova la sua massima espressione nel romanzo. In quegli anni, S. scrisse anche la prima parte del romanzo rimasto incompiuto Lucinde (1799), la Lettera sul romanzo (1799) e il saggio Le epoche dell'arte poetica (1800). Trasferitosi a Parigi (1802), si dedicò allo studio di sanscrito e persiano, pubblicando al riguardo Linguaggio e saggezza degli indiani. Contributo alla fondazione dell'archeologia (1808); successivamente, sviluppò un certo interesse per la religiosità medioevale (Descrizioni di dipinti da Parigi e dai Paesi Bassi, 1802-04) che, una volta tornato in Germania (1808), lo condusse a convertirsi al Cristianesimo e ad accettare la nomina a segretario presso la cancelleria imperiale. Negli anni successivi, partecipò alla lotta antinapoleonica e successivamente a quella antiliberale nei panni dapprima di redattore dell'“Österreich Zeitung” (1809) e del “Deutsches Museum” (1812-13), in seguito di consigliere di legazione e collaboratore di Metternich (che seguì nel 1819 in Italia per un breve periodo). Gli ideali di assolutismo cattolico e il sogno di una ricostruzione dell'antica potenza germanica, cui approdò negli ultimi anni della sua vita, trovarono espressione nel giornale “Concordia” (1820-23) e nei cicli di lezioni Filosofia della vita (1827), Filosofia della storia (1828) e Filosofia del linguaggio e della parola (1829) (Hannover 1772 - Dresda 1829).